2016
Il padiglione rimanda al valore del suolo e del paesaggio, in un momento in cui intorno a noi la scarsità del suolo, del paesaggio naturale e della disponibilità di cibo diventano questioni importanti e strettamente legate l’una all’altra.
Il padiglione mostra un’estetica alternativa di alcuni materiali comuni, un tappeto erboso e dei pannelli di fibre vegetali essiccate e compresse, e crea un luogo odoroso, con elementi di consistenze diverse, in cui le fibre vegetali attutiscono il rumore dei passi, ed il fruscio dei piedi e dei piatti sull’erba diventa l’inusuale sottofondo di una pausa o di un pasto.
Il pavimento si trasforma in tavoli e in sedute, interpretando tanto la continuità del paesaggio quanto il continuo/incessante mutare del territorio. Le zolle si staccano e formano spazi inaspettati, fessure che si riempiono di persone durante la colazione o l’ora di pranzo, saturando lo spazio. Come un parco cittadino è luogo di fuga e rifugio dal traffico, dalla folla, dal costruito, così il morbido pendio e le zolle di prato diventano luoghi di pausa e di socialità, di libertà e di evasione; il terreno acquista forme diverse, e si declina creando spazi appartati e luoghi di condivisione.